Etiopia, Omo Valley, la culla della civilizzazione

La tribù Hamer è un gruppo etnico residente nella valle dell’Omo, nel Sud Ovest dell’Etiopia. Più in dettaglio, un territorio che si estende dal fiume Omo al lago Chew Bahir, nel Sud Ovest. Sono per lo più mandriani, ma una loro peculiare attività è la raccolta del miele selvatico. Sono musulmani, in un Paese che invece per l’80% è cristiano ortodosso e vivono in campi composti principalmente da famigliari. Nella comunità Hamer la mandria è il fulcro della vita e scandisce i ritmi e anche i passaggi nella vita degli individui. Il salto dei tori, forse sarebbe meglio dire delle vacche, è un rituale antico in questa zona e serve a provare alla comunità se un ragazzo è pronto ad entrare nella vita adulta. Il che significa se è capace di gestire una nuova famiglia di cui sarà il capo. Per molte generazioni, la gente della Valle dell’Omo ha condotto una vita tradizionale. La maggior parte di loro, come detto, sono pastori, mandriani per cui la mandria, gli animali in genere, non solo sono il loro principale mezzo di sussistenza, ma rappresentano anche una parte pregnante della loro cultura tribale. Sin da piccoli gli viene insegnato a coltivare la terra e a gestire gli animali che hanno bisogno di essere portati in giro per cercare il cibo. Come adolescenti, i ragazzi devono superare un passaggio obbligato per essere chiamati “uomini” e poter sposarsi. La cerimonia è una prova di coraggio ed una lezione per sconfiggere la paura prendendo “letteralmente” o quasi, il toro per le corna. La prova del “salto dei tori” consiste nel saltare sul dorso di una decina di animali allineati per 4 volte avanti e indietro, senza cadere. Sembra essere un rituale vecchio di tre secoli almeno. Il giorno dell’evento, a seconda dello status della famiglia del ragazzo, una folla tra i 100 e i 300 individui si raccoglie per assistere al rito. Le donne Hamer, riconoscibili dai capelli rossi incatramati di fango, si vestono in abiti tradizionali con delle campanelle attorcigliate alle gambe e cominciano a ballare suonando, nel frattempo dei corni. Il rituale è abbastanza lungo e complesso e raggiunge un punto abbastanza “controverso” per noi occidentali che assistiamo, quando le donne chiedono di essere frustate dai ragazzi per dimostrare il loro incoraggiamento e la loro devozione al ragazzo che sta per affrontare la prova di coraggio sui tori. Lo spettacolo è alquanto “spiacevole” perché le frustate, inflitte con un ramo flessibile di betulla, sono reali e molto dolorose. Il dolore è infatti la misura per dimostrare il livello di lealtà verso il giovane uomo e più dolore ricevono, più forte, secondo i loro parametri, è il livello di lealtà dimostrato. Dopo un pò molte donne continuano la cerimonia con la pelle dilaniata dalle frustate inflitte dalla quale sgorga sangue. E si vede dalle cicatrici pregresse, che non è la prima volta. Verso il tramonto finalmente si raggiunge l’acme dell’evento. Uomini sposati e adulti che hanno già attraversato questo passaggio rituale ma non sono ancora sposati, raccolgono la mandria fino a formare una fila ordinata sistemando le bestie una accanto all’altra. Gli animali sono spalmati di sterco per renderli scivolosi e aumentare la difficoltà della prova. Il ragazzo che deve superare la prova, dopo essere stato preparato dalla comunità con riti propiziatori, deve restare completamente nudo e depilato. Il suo corpo viene massaggiato con sabbia per lavare via i peccati e allontanare la cattiva sorte, nonché spalmato anche con letame per dargli forza. Come ulteriore protezione spirituale, la corteccia di albero tagliata in fili sottili viene legata al suo corpo. Dopodichè, una volta controllato ancora l’allineamento dei tori, il ragazzo salta sul dorso del primo per correre poi sul dorso di tutti gli altri. Va ripetuto per 4 volte in due passaggi andata e ritorno. Tutt’intorno si canta, le donne ballano e i corni e le campane risuonano nell’aria. Se il ragazzo riesce a fare il percorso senza cadere per tutte e quattro le volte, si guadagna il titolo di Maza, il che significa che è pronto a sposare la donna che suo padre ha scelto per lui.