Ganvie, Benin – la Venezia d’Africa

Una regione del Benin che è stata soprannominata la “Venezia dell’Africa” sta attirando più turisti che mai. Hai mai sentito parlare di Ganvié, il più grande villaggio galleggiante dell’Africa? 

Le case hanno un design fantastico e rimangono intatte perché le palafitte su cui sono costruite le elevano sopra l’acqua e le tengono ancorate ai fondali del lago. Le persone che vivono a Ganvie sono i Tofinu. Questa tribù vive fondamentalmente di pesca per il suo sostentamento e ha sviluppato una profonda simbiosi  con l’ecosistema circostante. Nonostante le sfide come l’inquinamento e la pesca selvaggia, la gente di Ganvie rimane resiliente e orgogliosa della loro eredità. Per la natura peculiare del villaggio lacustre di Ganvie, il popolo etnico dei Tofinu è anche descritto come “Il popolo dell’acqua del Benin”. La domanda, però, è perché il popolo Tofinu di Ganvie ha scelto di vivere nelle case galleggianti invece che sulla terraferma? Il villaggio fu costruito 400 anni fa nell’era della schiavitù, proprio nel mezzo del Lago Nokoué. La leggenda narra che nel XVIII secolo, il gruppo etnico indigeno dei Tofinu costruì Ganvie come soluzione per nascondersi alla tribù Fon, i loro oppressori. Il popolo della tribù Fon nel vecchio Regno di Dahomey era potente e oppressivo. I Fon usavano la loro superiorità militare per rapire, brutalizzare e vendere altre tribù ai mercanti di schiavi. I soldati dei regni di Dahomey li catturavano e li vendevano ai mercanti portoghesi. Tuttavia, i potenti guerrieri della tribù Fon avevano una grande debolezza. Credevano che un demone sacro abitasse nel Lago Nokoué. Questa credenza impediva loro di entrare nel fiume o avvicinarsi al Lago Nokoué. I Tofinu furono molto astuti da sfruttare questa situazione e girare la cosa a loro vantaggio, costruendo rapidamente case su questo lago sacro. Questo approccio unico permise loro di sfuggire all’oppressione dei soldati e prosperare nel nuovo villaggio galleggiante. In seguito, il popolo Tofinu chiamò il villaggio ‘Ganvié’, che si traduce in “Siamo sopravvissuti”. Oggi, dopo 400 anni, il villaggio è ancora in piedi. Ganvié ha ora oltre tremila strutture, per lo più in lamiera, tra cui un ufficio postale, una scuola, una banca e persino un hotel