Lucania, dove Cristo si è fermato

La Lucania era una regione preromana che, come minuziosamente spiegato da Strabone, si estendeva dal Sele al Lao lungo la costa del Tirreno, e da Metaponto a Turi sulla costa ionica. Escludeva il Vulture e tutto il territorio ad est del Bradano, perciò la stessa Matera. Includeva invece Cilento e Vallo di Diano, sconfinando nella zona attualmente calabrese di Cosenza. La Basilicata è l’unica regione italiana per la quale risulti necessario un “suppletivismo” per esprimere l’etnico. Il nome degli abitanti, infatti, non ha legame etimologico col toponimo Basilicata, bensì con Lucania. Il toponimo si sottomette al nome dei suoi abitanti di lingua osca, i Lucani, il cui etimo non è ben accertato. Oltre al consueto riferimento all’eroe eponimo Lucus, si è pensato al greco lýkos, lupo, o al latino lucus, bosco sacro. Basilicata è invece un termine più recente. Lo si fa risalire all’ultimo periodo della dominazione bizantina in Italia, tra XI e XII secolo d. C. Deriverebbe infatti da basilikós, reale/imperiale, a sua volta proveniente dal sostantivo basileús, re/imperatore. Il basilikós era il funzionario del re che governava su una parte dell’antica Lucania, quella ancora nelle mani dei bizantini. A parte questa breve descrizione storica e etimologica, la Lucania è famosa anche per essere l’ambientazione di un libro autobiografico di Carlo Levi, scrittore che per la sua attività antifascista è stato confinato in Lucania negli anni 1935 e 1936. Levi descrive il suo periodo al confino in un paesino che, soprattutto a confronto con la modernità di Torino, agli occhi dell’autore è del tutto arretrato. “Gli abitanti di Gagliano sono divisi in due classi; i cafoni, i contadini poveri e i galantuomini, i proprietari terrieri e i borghesi. Noi non siamo Cristiani, dicono i cafoni. Non siamo uomini, non siamo considerati come uomini, ma bestie, bestie da soma, e ancora meno che le bestie, perché noi dobbiamo invece subire il mondo dei Cristiani, che sono di là dall’orizzonte, e sopportarne il peso e il confronto”. Ho ripercorso, sulle tracce del libro, un po’ le strade e i paesini raccontati da Levi. Le foto che seguono sono un breve riassunto per il momento solo accennato.